Sant’Antonio Abate in Salento

Sant’Antonio Abate in Salento

17 Gennaio 2022 0 Di Ilaria
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Come tutti sapete il giorno 17 gennaio ricorre la festa di Sant’Antonio Abate. Un santo amato e venerato in tanti paesini pugliesi e salentini in particolare. Egli è ritenuto il protettore degli animali e sovente si innalzano in suo onore grandi falò. E, non ultimo, si benedicono proprio gli animali. Vediamo cosa succede qua e là in Puglia in occasione di Sant’Antonio Abate.

Partiamo dalla cittadina di Turi dove avviene la benedizione degli animali. Anche a Roseto Valfortore, Pietra Montecorvino, Grumo Appula e Biccari si fanno grandi falò e si preparano come da tradizione grandi pentole in terracotta contenenti legumi, solitamente fave e ceci. Dovete sapere che Sant’Antonio Abate è anche il primo giorno di Carnevale.

Una festa che segna l’inizio del Carnevale

A proposito di Carnevale, non possiamo dunque non menzionare Rutigliano, dove il Carnevale ha inizio proprio in corrispondenza della festa di Sant’Antonio Abate. A Novoli, in Salento, si organizza un grande falò, chiamato focara. Questa tradizione affonda le sue radici nel lontano 1664 ed è ancora oggi più viva che mai. Nelle focare dedicate a Sant’Antonio Abate possiamo individuare una commistione tra sacro e profano. Proprio come accade in altre occasioni, per esempio durante i festeggiamenti degli Ognissanti o in occasione delle famose Tavole di San Giuseppe. La natura fa il suo corso, le stagioni si avvicendano, il tempo passa e l’uomo sente l’esigenza, attraverso il fuoco, di tornare ai suoi istinti primordiali, di eseguire un rito di purificazione e di auspicare raccolti abbondanti ora che i rigori dell’inverno forse lasciano spazio alle prime giornate un pò più miti e più lunghe. A Novoli oltre alla famosa focara ha anche luogo l’intorciata, una processione particolarmente lunga, che dura la bellezza di tre giorni, durante la quale la statua del Santo è portata in processione a beneficio dei devoti, che spesso le offrono grandi ceri.

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La preparazione della focara di Novoli ha inizio diversi giorni prima della sua accensione. A volte è particolarmente alta e tocca quota 25 metri. Per realizzarla, si coinvolgono una cinquantina di anziani, detti pignunai (da pino, perchè la forma della focara, così come quella dei covoni di grano, è conica).

L’idea della focara? A dirla tutta, fu veneziana…

In realtà l’idea di fare una grande focara non è del tutto salentina, ma è veneziana. Furono i veneziani, che nel Seicento occupavano questi territori, a consigliare ai salentini di fare una grande focara al posto di tanti piccoli falò. L’abitudine di fare tanti piccoli falò è ancora in uso in altri paesini del Salento. A Cutrofiano per esempio il 17 febbraio si accendono tanti piccoli falò in diversi punti del paese, in onore di sant’Antonio da Padova, che peraltro è anche patrono del paese. Ma perchè, direte voi? Perchè nel 1743 la cittadina di Cutrofiano fu salvata miracolosamente da un terribile terremoto che provocò danni ingenti in diversi paesi limitrofi. Un vero e proprio miracolo, che ancora oggi è attribuito all’intercessione di Sant’Antonio da Padova. 

La focara: un momento cruciale a metà tra sacro e profano

Ma torniamo a Novoli a a Sant’Antonio Abate. Dopo che la grande focara è stata accesa, i tizzoni e le ceneri rimasti sono conservati e custoditi come preziose reliquie. E poi, sempre nell’ambito della festa, non manca il momento della benedizione degli animali, come avviene in altri paesini pugliesi. Pensate, Sant’Antonio Abate è spesso raffigurato con un piccolo maialino ai piedi, chiamato da molti Lu Ntunieddru (cioè l’antonietto), che però è piuttosto temuto dal popolo, che vede in lui una raffigurazione di Satana.

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Il 17 gennaio è prassi praticare il digiuno con lu pane de santa Ntoni

Ma veniamo all’aspetto triviale e ludico della festa. Ovviamente la festa di S. Antonio Abate prevede anche momenti di convivialità: tra i prodotti tipici pugliesi preparati per l’occasione non mancano il vino pugliese, le frise del Salento, fatte rigorosamente a mano. gli gnocchi con il baccalà, i famosi pupiddhri in scapece, le pittule (o pettole). Protagonista è lu pane de santa Ntoni, ovvero il pane di Sant’Antonio, che si consuma a pranzo in occasione del giorno 17 gennaio. Proprio come accade la Vigilia dell’Immacolata, giorno in cui si gusta solamente un panino devozionale chiamato puccia, farcito con tonno, acciughe e formaggio “svizzero”, analogamente si fa anche il 17 gennaio.

E festa sia con la cottura de lu tiaulu il giorno 18

La vera festa gastronomica avviene il giorno 18 gennaio, con il maialino alla brace, il Ntunieddru, appunto. I salentini in questo modo si mangiano lu tiaulu, ovvero il diavolo. Un pasto dal valore indubbiamente simbolico, che consola l’anima e coccola lo stomaco!