
Salento: spiagge ostaggio dell’inciviltà (e dei furbetti)
14 Agosto 2025Il Salento e il paradosso delle spiagge da liberare
Ogni estate, puntuale come l’alba sul mare, arriva la notizia di un blitz: carabinieri o guardia costiera che liberano tratti di spiaggia libera occupati abusivamente da ombrelloni e sdraio lasciati a segnare il posto. A volte si parla di 100, 200 o 400 metri di arenile restituiti alla collettività.
Ma fermiamoci un attimo: in un paese civile tutto questo non servirebbe. Nessuno dovrebbe “restituire” una spiaggia che è già di tutti. Il vero problema non è la mancanza di controlli, ma la mancanza di consapevolezza e di rispetto per il bene comune.
Il vigile che non c’è (e non serve)
In Svizzera non si buttano le cicche per strada non perché dietro l’angolo ci sia un vigile pronto a multare, ma perché il vigile è il cittadino stesso. Le regole non sono viste come imposizioni, ma come comportamenti normali.
Qui, invece, la mentalità dominante è: “Finché non arriva qualcuno a dirmi di smettere, io continuo”. Questa logica, applicata a spiagge, parcheggi e rifiuti, produce il caos che vediamo ogni estate. E così i blitz diventano l’eccezione necessaria per rimettere ordine. Peccato che il giorno dopo si ricominci da capo.
Camper, auto e soste selvagge: il territorio sotto assedio
Non è solo questione di spiaggia. Durante la stagione estiva, le coste del Salento vengono letteralmente prese d’assalto da camper e auto parcheggiati ovunque: sugli scogli, sulle dune, in pineta.
Il problema non è solo estetico o di viabilità: si tratta di un danno ambientale che compromette l’ecosistema e la sicurezza. Recinzioni e divieti servono a poco se manca la cultura del “non lo faccio perché so che è sbagliato”. Perché se l’unico freno è la multa, ci sarà sempre qualcuno disposto a rischiare.
San Lorenzo e la spiaggia dopo la festa
La notte di San Lorenzo dovrebbe essere un momento di magia, con il cielo pieno di stelle e il rumore del mare di sottofondo. Invece, la mattina dopo, le spiagge diventano discariche improvvisate: bottiglie di vetro, plastica, mozziconi, resti di cibo.
Non è un incidente, è un fallimento collettivo. Perché lasciare sporco è facile, pulire richiede impegno. E se non sentiamo il dovere di farlo, significa che vediamo la spiaggia come “di nessuno” anziché di tutti.
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Il fumo in spiaggia: un problema di libertà fraintesa
Fumare in spiaggia non è solo una questione di gusto personale: significa riempire la sabbia di mozziconi, esporre chi è vicino al fumo passivo, e contribuire a un degrado lento ma costante.
Chi difende questo comportamento spesso parla di “libertà personale”. Ma la libertà, in una democrazia, non è fare ciò che si vuole a discapito degli altri: è fare ciò che si vuole rispettando gli altri. Se manca questo principio, la convivenza diventa impossibile.
Il nodo vero: la paura di far valere i propri diritti
C’è un elemento che accomuna queste situazioni: molti cittadini onesti vedono comportamenti sbagliati, ma non intervengono. O perché hanno paura di discussioni, o perché pensano che “non sia compito loro”, o perché aspettano “chi di dovere”.
Ma nelle democrazie mature, “chi di dovere” siamo anche noi. Segnalare un abuso, chiedere di rispettare le regole, educare con l’esempio non è essere delatori: è essere responsabili.
Come si cambia: tre leve indispensabili
- Conoscenza – Educazione civica vera, pratica, continua: diritti, doveri e strumenti concreti per farli valere.
- Coraggio civile – Allenare il muscolo di dire “non si fa” senza aggressività, ma con fermezza.
- Infrastrutture adeguate – Posacenere, bidoni, parcheggi ordinati, app per segnalare, tempi di risposta rapidi. Senza strumenti, chiedere virtù è ipocrisia.
Dalla repressione alla prevenzione
Il ruolo delle istituzioni è fondamentale, ma deve essere l’ultima linea, non la prima.
Se un territorio funziona solo quando arriva il vigile o il carabiniere, significa che la società civile è assente. E questo è il vero fallimento.
L’obiettivo deve essere passare da “si può finché non mi beccano” a “non si fa perché non si fa”. Quando una comunità interiorizza le regole, i blitz diventano rari, e le spiagge restano pulite senza bisogno di liberarle.
Il futuro del Salento è nelle mani di chi lo vive
Il Salento ha un patrimonio naturale e culturale unico. Ma senza una rivoluzione culturale rischiamo di trasformarlo in un luogo dove la bellezza resiste solo finché qualcuno la difende con la forza.
Il vero salto di qualità arriverà quando la bellezza sarà protetta spontaneamente da chi la abita e la frequenta. Non serve eroismo: serve costanza, esempio e partecipazione.
Solo così, un giorno, il titolo del giornale non sarà “Carabinieri liberano la spiaggia”, ma “Spiaggia pulita, come sempre”.